Modelli di composizione: inquadrare al meglio un soggetto – Prima parte

In questo articolo vedremo i principali modelli di composizione corredati da alcuni esempi pratici. Abbiamo scelto di passare direttamente ai modelli senza soffermarci troppo sul concetto di composizione, perché ci basta sapere che:

la composizione è l’organizzazione o la disposizione degli elementi (forme) all’interno dell’inquadratura.

«Con il termine di composizione fotografica si intendono tutte le decisioni prese dal fotografo, al momento dello scatto, riguardo
– alla scelta del soggetto da rappresentare
– alle sue relazioni con l’ambiente circostante (sfondo),
– alla posizione da cui scattare la foto (inquadratura, prospettiva)
[n.d.r.] e tanto altro ancora.
Obiettivo di queste decisioni è il comporre un’immagine che trasmetta le sensazioni di quel particolare momento, coinvolgendo l’osservatore e focalizzandone l’attenzione su determinati particolari». Fonte: Wikipedia

lampada pixar

Dunque, la composizione fotografica non è una semplice esercitazione accademica, ma risponde a precise esigenze di comunicazione.

Prima di entrare nel dettaglio, ricordiamo, ancora una volta, che le regole della composizione, da sole, non garantiscono la riuscita come fotografo, così come la conoscenza della grammatica e della sintassi non garantiscono la riuscita come scrittore. Però è certo che un fotografo che non conosce i principi compositivi, o uno scrittore sgrammaticato, difficilmente potrà avere successo, perché non comunicherà in maniera efficace.

Scattare impulsivamente, senza pensare, può portare comunque a qualche risultato ma se si vuole migliorare e imparare a comunicare con le immagini, non resta che apprendere il metodo migliore per farlo e avere una buona conoscenza dei principi compositivi. Vale anche per la fotografia quello che diceva Itten a un suo studente, parlando dell’utilizzo del colore nell’arte: “Se lei, d’intuito, riesce a creare dei capolavori coloristici, può tranquillamente procedere ignorando le leggi cromatiche. Ma, se ignorandole non crea dei capolavori, deve impegnarsi nel loro studio”. Dal libro “L’occhio del fotografo

I PRINCIPALI MODELLI COMPOSITIVI

COMPOSIZIONE SULLA DIAGONALE

È uno dei modelli più classici ed eleganti: lo spazio delimitato dal mirino viene idealmente diviso in due trangoli, attraverso una retta che va da un angolo all’altro. La composizione funziona ancora di più se in un triangolo raggruppiamo dei soggetti dai toni più scuri e nell’altro triangolo inseriamo gli elementi dai toni meno scuri. Oppure, se lungo la diagonale riusciamo a posizionare un paio di punti di maggiore interesse. Questo modello, come altri che vedremo, deriva dalla sezione aurea dei greci.

 

Steve McCurry
Alexander Rodchenko – “Lestnitsa (Steps)” Soho Arts Club
https://petapixel.com/2015/12/21/how-i-work-with-compositional-lines-in-photos/
“Vélo City” by doctortickle

Parliamo in questo caso di TENSIONE DIAGONALE, un effetto tipico del grandangolo: le linee oblique vengono esasperate e interagiscono con la cornice creando tensione e dinamismo. INSTABILITÀ DELLA DIAGONALE: l’aspetto dinamico delle diagonali deriva in gran parte dalla loro tensione irrisolta verso una posizione orizzontale o verticale. La loro capacità di animare e vivacizzare la scena è determinata dalla loro mancanza di equilibrio. Inoltre, si genera tensione perché l’occhio tende a ricreare l’equilibrio.” Da L’occhio del fotografo

“Più in generale, parliamo di tensione dinamica: “l’ideale sarebbe creare una serie di diagonali non parallele, di linee divergenti, e far sì che tutti gli altri elementi strutturali guidino l’attenzione verso l’esterno, preferibilmente in direzioni opposte. A tale scopo può essere sfruttata efficacemente la direzione dello sguardo del soggetto.” Da L’occhio del fotografo

Michael Freeman
Michael Freeman
Michael Freeman

PUNTI, LINEE ORIZZONTALI E VERTICALI, TRIANGOLI

Prima di parlare di linee, introduciamo brevemente un altro elemento grafico, il punto. Si tratta di una parte abbastanza piccola all’interno della foto e, per risaltare, ha bisogno di contrastare con il resto della scena, per esempio mediante il tono o il colore.
Un punto può essere una barca ripresa su uno sfondo uniforme e molto grande rispetto al punto stesso, o un piccolo volatile in un cielo limpido.

Come dice Freeman, particolare attenzione va prestata alla posizione del punto nell’inquadratura: centrale (abbastanza statico, banale e monotono), vicino al margine (eccentrico tanto da richiedere una motivazione forte per essere posizionato così), decentrato secondo la regola dei terzi (dinamico ma non eccessivamente).

Non appena aggiungiamo un altro punto, lo sguardo si sposta da un punto all’altro, così tra i due viene suggerita la presenza di una linea immaginaria che diventa subito l’elemento dinamico di maggiore importanza. Tale linea implicita entra in relazione con i margini dell’inquadratura, assumendo una direzione che suggerisce movimento e relazione tra le parti.
Introdurre un altro punto ancora può portare l’occhio a riconoscere altre figure, come il triangolo: in questo modo isoliamo le varie parti dell’immagini e suddividiamo l’inquadratura, organizzando l’insieme.

Triangolo di Kanizsa. Fonte: Wikipedia

Il triangolo di Kanizsa è un’illusione ottica, descritta per la prima volta nel 1955 dallo psicologo italiano Gaetano Kanizsa. Fa riferimento alla legge di chiusura di cui ci parla la psicologia della Gestalt, corrente psicologica incentrata sui temi della percezione e dell’esperienza. Nella figura “vediamo” due triangoli equilateri bianchi, l’uno sovrapposto all’altro, anche se nessuno dei due triangoli è effettivamente disegnato. Questo fenomeno avviene in quanto il nostro apparato percettivo ha una tendenza organizzativa innata costituita dall’articolazione figura/sfondo secondo cui non c’è una figura senza sfondo. Ciò perché la nostra valutazione percettiva ha bisogno di contrasto figura/sfondo e anche quando questo non c’è si crea lo stesso. (Wikipedia)

Michael Freeman, parlando dei meccanismi di riconoscimento visivo, aggiunge che la teoria della Gestalt propone un approccio olistico alla percezione: l’insieme è superiore alla somma delle parti e, nel vedere una scena, la mente passa dal riconoscimento dei singoli elementi alla comprensione della scena globale. In fotografia possiamo vedere in azione la “legge di chiusura“: una figura implicita rafforza la composizione, contribuisce alla struttura dell’immagine, mette in relazione gli elementi, li organizza e ne facilita l’interpretazione.

LINEE ORIZZONTALI

Abbiamo detto che lo sguardo dell’osservatore tende ad unire due punti e immaginare che tra essi si formino delle linee. Implicite o realmente presenti, le linee possono essere orizzontali e verticali, oltre che diagonali.
Le linee orizzontali producono una sensazione di maggiore tranquillità rispetto alle diagonali. L’orizzonte è la linea di riferimento a noi più familiare e, insieme alla forza di gravità, ci spinge a cercare un piano di appoggio orizzontale. Tali linee esprimono una sensazione di stabilità, calma, quiete.

LINEE VERTICALI

Le linee verticali, invece, producono un’impressione di velocità e di movimento verso l’alto o verso il basso. Al contempo, possono esprimere un’idea di forza e di potere, soprattutto se disposte in successione, quasi a voler affrontare lo spettatore o fargli immaginare una barriera.

Colonne, pilastri ma anche quelle create da figure umane in riga davanti all’obiettivo, sono linee. Inoltre, si possono creare linee mediante il contrasto: tra luce e ombra, tra zone di colore diverso, tra superfici differenti, tra forme e così via.

Oltre ad aggiungere che è importante la precisione del loro allineamento, perché vengono subito rapportate ai margini dell’inquadratura, possiamo facilmente intuire che la combinazione di linee orizzontali e di linee verticali produce effetti molto positivi perché si crea un senso di equilibrio quando le loro forze perpendicolari si frenano a vicenda (Freeman).

COMPOSIZIONE A TRIANGOLO

Si tratta di una composizione molto stabile che ben si adatta a soggetti statici e che risulta efficace se si vuole comunicare/ispirare tranquillità e pace, oppure solidità e sicurezza. La costruzione a triangolo in genere è utilizzata nei ritratti, dove la testa rappresenta uno dei vertici del triangolo e il triangolo che si crea è appoggiato saldamente sulla sua base.

Photo by Becca Tarter
Photo by Pete Bellis
Photo by Instagram @RaffikLopes
La composizione fotografica nel film: Breaking Bad

Ma i triangoli suggeriscono anche relazione tra gli elementi di una scena. Viene a crearsi così un collegamento intuitivo:

Steve McCurry

Ad ogni modo, i triangoli servono per guidare lo sguardo dello spettatore in maniera fluida verso i punti principali della scena attraverso le loro linee immaginarie. Se in una stessa foto troviamo più triangoli, lo sguardo si sposterà dal triangolo principale a quelli secondari.

Mentre i triangoli che poggiano sul bordo inferiore dell’inquadratura trasmettono un senso di imponenza e sono rassicuranti come una montagna all’orizzonte, che appunto è triangolare, i triangoli capovolti (con l’apice in basso) creano un forte dinamismo ma, al contempo, suscitano inquietudine e quindi risultano tutt’altro che rassicuranti.

https://photographydegree.files.wordpress.com/2012/06/ian_27941.jpg

COMPOSIZIONE CIRCOLARE

Una composizione che funziona molto bene con il formato quadrato.

Nel creare una composizione ciclica, le linee guida portano gli occhi degli spettatori in un movimento circolare: da un elemento a un altro e da quest’ultimo a un altro ancora, fino a tornare al soggetto principale e così via. Ciò contribuisce a mantenere l’attenzione dell’osservatore più a lungo, in modo che presti attenzione a tutti gli elementi importanti dell’immagine e capisca la loro interrelazione. (Fonte: http://1001bestphotographytips.blogspot.it/2014/01/using-leading-lines-for-better.html)

Funeral in Japan by Henri Cartier Bresson. 1965

In questa foto di Bresson, guarda il movimento circolare e la composizione. Viene rappresentato un simbolismo: la vita e la morte sono un ciclo eterno. Fonte: http://erickimphotography.com/blog/2017/12/25/henri-cartier-bresson-was-a-master-surrealist-street-photographer/

Dunque, la composizione circolare trae la sua forza dall’archetipo del cerchio, figura geometrica che è simbolo di pienezza ma anche di continuità e ciclicità, di unità, di integrità, di completamento, di connessione, di perfezione.

In una composizione, il valore del cerchio è ancora maggiore di quello del triangolo, dal momento che va a strutturare l’immagine in maniera molto forte: ogni elemento che è racchiuso nel cerchio, e quindi si trova al suo interno, diventa immediatamente il “centro” dell’attenzione.

Poiché il cerchio racchiude ciò che è dentro, trasmette la sensazione di confine, messa a fuoco, centratura. Simboleggia il grembo materno che “contiene”.
Oltre a suggerire unità, un cerchio può creare inclusione ma anche esclusione: alcuni elementi vengono inclusi, altri lasciati fuori.

Infine, un cerchio crea anche un’impressione di movimento, a causa della sua forma e dell’associazione mentale che facciamo immediatamente tra cerchio e rotazione. Un oggetto circolare sembra che stia lì lì per rotolare fuori dall’inquadratura.

Derivano dal cerchio anche le ellissi e le figure in cui le curve prevalgono su rette e angoli.

COMPOSIZIONE A RADIANTI O RADIALE

In questo modello abbiamo un punto di interesse dal quale si dipartono delle linee ideali o non, che poi possono condurre, ma non necessariamente, a una serie di dettagli significativi.

http://pjartspotter.blogspot.it/2016/04/monday-april-18-compositional-balance.html
http://pjartspotter.blogspot.it/2016/04/monday-april-18-compositional-balance.html


COMPOSIZIONE A S

Le linee curve suggeriscono movimento lento e tranquillo. Ispirano, appunto, tranquillità e vengono associate a idee di delicatezza, fluidità, grazie ed eleganza, fascino, specie se sinuose. Anch’esse guidano lo sguardo, quindi rappresentano un altro strumento per controllare il modo in cui la foto viene osservata.

Cara Delevingne on the cover of Vogue UK, January 2014 issue
Photo by Ethan Dow
Photo by Tyson Dudley

Abbiamo visto finora i principali modelli di composizione ma continueremo a parlarne.
Aggiungiamo un’ultima considerazione prima di procedere:
tutte le forme che abbiamo visto, e quelle che vedremo in seguito, risultano ancora più interessanti se sono solo suggerite, cioè se sono implicite anziché essere realmente presenti nella scena.

To be continued…

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