Less is more: un approccio minimalista

© Christoph Niemann
© Christoph Niemann

Per me è l’astrazione il concetto artistico più importante: l’idea di scartare tutto ciò che non è essenziale per affermare qualcosa. Christoph Niemann

In questo breve articolo vogliamo prendere in prestito una lezione sulla comunicazione con lo scopo di soffermarci a riflettere sul concetto di minimalismo.
Fra poco lasceremo spazio alle parole di Cristoph Niemann che vi invitiamo a leggere in chiave fotografica.
Brevemente, il minimalismo è uno stile caratterizzato da estrema sobrietà e semplicità. Lo ritroviamo nell’arte, nel design, nella letteratura, nella musica, nell’architettura, come stile di vita…

La minimal art è la principale tendenza che negli anni sessanta fu protagonista del radicale cambiamento del clima artistico. Il termine fu coniato nel 1965 dal filosofo dell’arte inglese Richard Wollheim nell’articolo intitolato, appunto, Minimal Art, all’interno della rivista Arts Magazine. Egli parla di “riduzione minimale”, ma nel senso del contenuto artistico, relativamente a lavori dove entrano in gioco oggetti al limite indistinguibili dalla realtà quotidiana, oppure forme ed immagini con valenze anonime e impersonali, citando da un lato i ready-made di Duchamp, che sono un punto di riferimento fondamentale per quello che riguarda la componente concettuale di ogni operazione riduzionista, e dall’altro Reinhardt, dal quale trae l’aspetto relativo alla riduzione purista della pittura e la sua concezione dell'”arte per l’arte”, tesa all’eliminazione di tutto ciò che viene percepito come non essenziale. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Minimalismo

Nella fotografia viene indicata come una particolare tecnica di composizione che si concentra su pochissimi elementi, anche uno solo. Tuttavia, la semplicità che la caratterizza non è sinonimo di povertà di idee ma, al contrario, è proprio la sua forza: le foto minimaliste suscitano notevole interesse e stupiscono l’osservatore. L’autore molto spesso gioca con un colore, con la linearità delle forme, con prospettive regolari, con un unico dettaglio che diventa il protagonista della foto e il veicolo di un messaggio potente.
Si tratta di una fotografia razionale, spesso anche poco emotiva. Una forma filosofica di fotografia che induce ad avere uno sguardo analitico e «sospende gli oggetti in una dimensione originaria e impersonale (La concretezza del nulla, Gabriele Drago)».

lampada pixar

Non ci dilunghiamo oltre perché vogliamo ascoltare Niemann con la sua veloce lezione di comunicazione. Tuttavia vogliamo pensare al minimalismo anche come un ottimo esercizio per imparare a vedere le cose da altre prospettive, per diventare più forti nella composizione fotografica: valorizzare i particolari è un efficace approccio per “vedere” meglio.

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ASTRATTOMETRO
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Le idee necessitano di specifiche quantità di informazioni: a volte sono molte, molti dettagli, molto realismo; a volte è sufficiente una sola linea, un solo pixel.

Ma ogni idea ha un suo posto su questa scala:

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Immaginiamo di voler rappresentare un cuore, quale simbolo dell’amore. Per poterlo fare, potremmo utilizzare un semplice quadrato rosso, la massima astrazione per un cuore, ma nessuno capirebbe il significato, perché è troppo astratto:

cuore-astrazione

D’altra parte, volendo essere iperrealistici disegnando un vero cuore pulsante, fatto di carne e pieno di sangue, l’effetto sarebbe disgustoso, tanto che guardandolo nessuno penserebbe all’amore.

Ma da qualche parte, tra il quadrato astratto e il vero cuore anatomico, esiste la forma grafica che rappresenta sia l’uno che l’altro (il simbolo del cuore attraversato da una freccia) e che è perfetta per comunicare alla gente l’idea di amore.

 

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Altri spunti di riflessione tratti da un discorso di C. Niemann:
– È così che mi vedo: un artista in contatto con la città, che si nutre dello scambio emotivo, anche con la gente che passa.
– Devi forgiarti una corazza fatta di tecnica ma la cosa pericolosa quando ci si serve solo della tecnica è che potresti non porti più le giuste domande.
– Tutto ciò che faccio è creare informazioni, creare immagini che elaborano quello che l’osservatore già conosce, in pratica l’idea è che le rispettive esperienze si incontrano e le immagini fanno da tramite. Ma il vero grande problema con il quotidiano è che tutto inizia a sembrare uguale, quindi cerco continuamente di reinventare il mio approccio alle immagini o quello alla narrazione perché sia io che il pubblico cambiamo costantemente.
– Consigli di lettura: La Scoperta della Lentezza | in lingua originale: The Discovery of Slowness Paperback – May 1, 2005 by Sten Nadolny (Author), Ralph Freedman (Translator), Carl Honoré (Foreword). È la storia di un uomo che percepisce il mondo così lentamente che riesce a vedere le ombre muoversi. La cosa fantastica che mi ricordo di quando l’ho letto è che, alzando lo sguardo dalle pagine, mi sembrava di vedere il mondo reale muoversi in quel modo.
– Bisogna esercitarsi e migliorarsi. Tutti gli atleti o i musicisti si esercitano ogni giorno, perché mai dovrebbe essere diverso per un artista?
– Il mio obiettivo è quello di far parlare le immagini, così come un pianista fa parlare il piano e controllando i tasti riesce a comunicare varie idee ed emozioni attraverso il linguaggio musicale. Mi sforzo costantemente per cercare di rendere sempre migliore il mio linguaggio. Prendere il mondo e metterlo in immagini che lo trasmettano comporta un processo infinito che non si arresta mai perché l’idea stessa di finito si oppone a tutto ciò che cerco di esprimere.

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